Conto alla rovescia per il nuovo Dpcm che fisserà le regole anti Covid in Italia dal 16 gennaio. Le misure in arrivo, a quanto filtra, dovrebbero fornire qualche certezza in più agli italiani: si parla di un decreto in vigore per 30 o addirittura 45 giorni. Per l’ok definitivo al Dpcm si dovrà aspettare probabilmente giovedì mattina: dopo il passaggio in Parlamento, verrà convocato un ulteriore incontro intorno alle 10.
Sul tavolo anche la discussa norma che – se inserita nel decreto – porterà l’ingresso in zona rossa con un tasso d’incidenza pari a 250 contagiati per 100mila abitanti. Una possibilità che non convince i governatori. «Il rischio di zona rossa per l’Emilia-Romagna? La preoccupazione ovviamente c’è, guai non averla. Ma non ho mai voluto disperare, neanche nei momenti più drammatici». Così Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna. «Oggi (ieri, ndr) – aggiorna Bonaccini – il dato è di una diminuzione di circa il 30% dei contagi, con un 9% sui tamponi rispetto al 20% del giorno prima ma bisogna guardare la curva tendenziale, che sta crescendo in tutta Europa».
Stando all’ultimo monitoraggio Iss, secondo il tasso d’incidenza, a rischio zona rossa ci sarebbero Veneto (454), Emilia-Romagna (242), Alto Adige (236), Friuli (205) e Marche (201).
Zona bianca
Parallelamente, si studiano i criteri per definire la “zona bianca” che consentirebbe un sostanziale ritorno alla normalità. “Serve per dare un segnale al Paese”, avrebbe detto Speranza. Con la zona bianca verrebbero aperte tutte le attività, comprese musei, teatri, cinema e palestre, e un ritorno alla normalità. La nuova fascia più bassa di rischio scatterà con un Rt inferiore allo 0,5: ad oggi sono poche le regioni che potrebbero permettersela.