
(ANSA) – ROMA, 18 GIU – Con quasi 650mila imprese, il 10,7%
del totale, alla fine di marzo 2022 l’imprenditoria straniera si
conferma una componente strutturale del tessuto imprenditoriale
italiano, presente nel 94% dei comuni italiani e capace di
attraversare indenne – allargando il proprio perimetro –
l’emergenza Covid. Infatti tra la fine di marzo 2020 e il 31
marzo di quest’anno, il numero di imprese guidate da persone
nate fuori dai confini nazionali è cresciuto di 54mila unità
(+8,7% contro una crescita media del totale delle imprese del
2,3% nel periodo). E’ quanto emerge dai dati del Registro delle
Imprese delle Camere di Commercio elaborati da
Unioncamere-InfoCamere nel periodo che va dal 31 marzo 2020,
coincidente con l’avvio della fase di emergenza sanitaria – e il
31 marzo di quest’anno, A fare da volano, come per il resto del
tessuto imprenditoriale del Paese, hanno contribuito gli
incentivi al recupero del patrimonio edilizio: il 39% di tutto
l’incremento delle imprese di stranieri si è infatti registrato
nel settore delle costruzioni (+20.974 unità). La crescita è
guidata da Romania e Albania, ma aumentano notevolmente anche
le imprese nigeriane e pakistane.
“Le imprese gestite da persone di origine straniera
rappresentano una realtà sempre più consolidata nel nostro
Paese”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete.
“E’ però una impresa che solitamente nasce piccola, poco
strutturata, espressione delle capacità del singolo e delle
opportunità del mercato. I consistenti flussi di immigrati che
arrivano nel nostro Paese penso che continueranno ad alimentare
questa dinamica e quindi l’ulteriore diffusione del tessuto
imprenditoriale straniero, che è un fattore di crescita per
tutta l’economia nazionale. Queste imprese, però, vanno aiutate
a rafforzarsi e a integrarsi pienamente nel tessuto produttivo e
sociale italiano”. (ANSA).
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